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SEL 005_ Tratti di corda

by Acchiappashpirt

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about

Acchiappashpirt
Tratti di Corda

Jonida Prifti: voce, cut-up.
Stefano Di Trapani: elettroniche.

Registrato dal vivo da Pierluca Zanda nel dicembre 2019 presso il “carcere delle donne” del Castello Caetani a Sermoneta. Masterizzato da Luca Garino. Inciso da Yann Jaffiol. Testo introduttivo di Pierluca Zanda. Le poesie sono il risultato di un cut-up basato sulle trascrizioni di alcuni dei graffiti presenti nelle celle del castello. Copertina stampata da 5X Letterpress.

Holidays Records, giugno 2022
Edizione di 25 copie

Versione digitale : Selvaelettrica prod 2023


Durante le riprese del documentario “Né a torto né a ragione”, che ha come oggetto graffiti, pitture murarie ed incisioni realizzate dai detenuti nelle prigioni del castello Caetani di Sermoneta, gli Acchiappashpirt, incuriositi dalla vasta mole di documenti e materiale fotografico che avevano visionato, ci proposero di realizzare, in sinergia con il progetto video, una registrazione focalizzata su parte degli stessi materiali. Il luogo che catturò maggiormente la loro attenzione fu quello che ancora oggi è chiamato “Carcere delle Donne”.

Il “Carcere delle Donne” è una stanza sotteranea nel lato sud della rocca, adibita ad ambiente detentivo prevalentemente fra la fine del 1500 e la seconda metà del 1600. Vi si accede attraverso una porta in travertino con sopra degli stemmi abrasi. Deve il suo nome ad una nota del chiavaro Giacomo Luciani in cui l’artigiano, durante dei lavori di manutenzione nel 1688, specifica che quello fu il luogo “ove si mettono priggione le donne”. Illuminato solo da una piccola feritoia ad oltre tre metri di altezza, presenta un repertorio di iscrizioni spontanee estremamente vasto ed eterogeneo: dalle sentenze moraleggianti inserite su cartigli, cornici, volute dipinte ad inchiostro rosso o nero, si passa senza soluzione di continuità alle innumerevoli iscrizioni a carboncino che si estendono verticalmente fino al soffitto.

Durante i nostri primi sopralluoghi, emerse inoltre una nervatura fittissima di incisioni stratificate, per la maggior parte a sgraffio con punta metallica, occultata dalla costante penombra della segreta. Il testo da cui partì lo studio per realizzare il documentario sulle prigioni sermonetane, fu la ricognizione che il paleografo Dante Santarelli pubblicò in una antologia di ricerche edita dalla Fondazione Caetani nel 1999. La cosa che più mi colpì nell’analisi di Santarelli fu l’utilizzo di un termine che fino a quel momento mi era, almeno in questa particolare declinazione, totalmente sconosciuto: IPOGRAFO.

Gli ipografi, corrispondenti agli “ypographeis” dell’Egitto greco-romano, sono degli scriventi delegati la cui figura emerge nel tardo medioevo e nel periodo rinascimentale: persone che si incaricano di scrivere per conto di altri, per lo più impossibilitati dal bassissimo livello di alfabetizzazione. Sono quindi a tutti gli effetti degli “estensori”, delle protesi: nelle carceri sermonetane si incaricano di lasciare memoria scritta della presenza in cella di compagni analfabeti, particolarmente attratti, durante il periodo della reclusione, di lasciare per la prima volta attraverso il segno scritto una traccia minima della loro esistenza. Gli esempi in questo senso sono innumerevoli.

A loro volta, anche gli Acchiappashpirt sono degli estensori: agiscono infatti in maniera speculare ed inversa rispetto all’ipografo. Si fanno carico di un’amplificazione al contrario, dove alla redazione di una specifica identità anagrafica si sostituisce la progressiva dissoluzione del dato identitario in una catastrofe sonora: sotto un’altra veste e senza alcuna continuità reale, viene rigurgitata la stratificazione secolare di scritture ed incisioni in forma di glossolalia schizoide. Tutti i testi tratti dai documenti o visionati all’interno dell’ambiente carcerario, nella manipolazione di Stefano e Jonida si coagulano fino a perdere la loro funzione specifica ma ritrovando la loro potenza immaginifica.

Per questo chiunque cerchi in questa registrazione l’epifania di una atmosfera lugubre, l’evocazione della sinistra umidità della segreta, o qualsiasi mappatura del dato reale, inciso, è chiaramente fuori strada. Piuttosto, è nello sfumare lento ma radicale verso l’orizzonte piatto di parole e segni insondabili che la performance degli Acchiashpirt incontra l’inconscio collettivo del palinsesto carcerario sermonetano.

Mi sono tornate in mente queste parole:

“Qualunque cosa io sia
né io né nessuno che sia soltanto un uomo
sarà mai soddisfatto di niente, finché
non sia placato dall’essere niente.“

Ricordo bene che quando siamo usciti, siamo andati a bere.
Né tristi, né felici:
a tratti di corda.

Pierluca Zanda,
148 Produzioni Audiovisive

credits

released January 17, 2023

Jonida Prifti: voce, cut-up.
Stefano Di Trapani: elettroniche.

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